Rapporto Rifiuti urbani 2021: le statistiche sul riciclo degli imballaggi e i rifiuti di imballaggio

Rapporto Rifiuti urbani 2021: le statistiche sul riciclo degli imballaggi e i rifiuti di imballaggio
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Dall’entrata in vigore il 26 settembre 2020 del decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, che mette in atto le direttive comunitarie 2018/851/UE e 2018/852/UE, che fanno parte del “Pacchetto Economia Circolare” vediamo come è cambiato l’approccio ai rifiuti urbani, ma anche ai rifiuti di imballaggio.

Con questo provvedimento, infatti, sono state modificate le precedenti indicazioni comunitarie stabilite in materia di rifiuti, di imballaggi e di rifiuti di imballaggio, al fine di raggiungere una minor produzione di materiale che andrebbe a ingrossare le discariche, piuttosto che essere riconvertito in nuova materia prima.

Che cosa cambia per i rifiuti di imballaggio?

Per quanto riguarda gli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio, le novità salienti riguardano le caratteristiche di riutilizzabilità. In un mondo sempre più sostenibile, si richiede che anche gli imballaggi immessi sul mercato siano quanto più possibile recuperabili, per limitare il conferimento in discarica e rimettere in circolo nuova materia prima, realizzando così un ciclo di vita circolare, volto all’eliminazione dello spreco.

In tal senso, cambia anche la norma riguardante l’etichettatura degli imballaggi, con l’obbligo di informare il consumatore fornendo le corrette indicazioni così da consentire il giusto conferimento all’interno della raccolta differenziata di ogni singolo materiale. 

Ciò faciliterebbe, per gli imballaggi destinati al commercio B2C, il consumatore nell’atto di distinguere i materiali e consentire meglio il recupero dei packaging poliaccoppiati separabili, delle confezioni biodegradabili e compostabili.

In Italia, il decreto Milleproroghe ha spostato l’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi fino a giugno 2022, per consentire di smaltire le scorte ed evitare sprechi.

Altro aspetto da segnalare riguarda le strategie di recupero degli imballaggi. In questo periodo assistiamo, infatti, al ritorno in auge di sistemi di vuoto a rendere, con vantaggi non solo per i produttori, ma anche per il consumatore finale.

Una gestione degli imballaggi sempre più tesa verso il riuso e il riciclo

Secondo le nuove direttive, infatti, le misure intraprese mirano a prevenire e azzerare i rifiuti di imballaggio. Allo stesso tempo sono promosse tutte quelle attività che consentono il recupero dei rifiuti di imballaggio e il loro riutilizzo.

Le misure presenti nel provvedimento mirano, quindi, a riconcepire l’imballaggio in termini di circolarità. In tal senso, vengono descritte anche le nuove responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nella filiera dell’imballaggio, allo scopo di incentivare forme di produzione che siano quanto più possibili conformi alle nuove esigenze ambientali e allo stesso tempo possano essere competitive all’interno del mercato della produzione del packaging.

Al fine di incoraggiare la produzione di imballaggi riutilizzabili, che favorirebbe ulteriormente la transizione ecologica trainata dai principi dell’economia circolare, si cercano di favorire i sistemi di restituzione con cauzione, che consentirebbero di stimolare il consumatore finale al fine di riconcepire il valore dell’imballaggio.

Tutti questi processi dovrebbero avvenire garantendo, però, un utilizzo sicuro degli imballaggi recuperati, soprattutto se si tratta di imballaggi destinati a contenere acqua, bibite o prodotti alimentari. Questo discorso vale in particolar modo per quei rifiuti in vetro, metallo e plastica che sono utilizzati come imballaggi primario per diverse tipologie di prodotti.

Tutto questo dovrebbe tradursi in un sistema premiante sia per il consumatore che per il produttore degli imballaggi che deve essere sostenuto attraverso politiche atte a favorire la creazione di un imballaggio che diventa sempre più materia prima e meno rifiuto.

Rifiuti urbani: quanto incide a carta e cartone e quali sono i risultati sul riciclo

Il Rapporto sui Rifiuti Urbani 2021 ha lo scopo di raccogliere informazioni, in merito alla produzione di rifiuti e di come questi ultimi vengono riciclati e l’effetto delle normative attualmente vigenti. 

L’anno di riferimento è, naturalmente, il 2020. Per quanto riguarda la percentuale totale dei rifiuti urbani prodotti abbiamo un decremento del 3,6% rispetto al 2019. Su 28,9 milioni di tonnellate, nel corso dell’anno passato abbiamo registrato -1,1 milione di tonnellate.

Attualmente i rifiuti riciclati si attestano al 63% della produzione nazionale, un dato in crescita rispetto sempre al 2019.

Tra i rifiuti urbani la carta e il catone rappresentano una percentuale notevole in quanto si attesta al 19,2% del totale. Nel dettaglio, dividendo l’Italia in macro aree, secondo i dati Comieco alla guida della classifica della raccolta differenziata media pro-capite, a livello locale, troviamo il Centro Italia (Toscana, Marche, Umbria e Lazio) con una percentuale del 67,1% kg/ab.  

Segue il Nord (Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Liguria) con il dato di 63,3% kg/ab.

Conclude il Sud Italia (Sardegna, Abruzzo, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia e Molise), dove la raccolta si attesta al 43,2%.

Gli obiettivi 2025 se risultano salvi per la maggior parte delle categorie di imballaggi non vale per la plastica. Secondo quanto stabilito dal PNRR si prevedono dei fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclo della plastica tramite degli appositi “Plastic Hubs” che effettuano il riciclo meccanico e chimico.

Sicuramente, nel prossimo anno sarà necessario incrementare il più possibile i dati relativi al recupero degli imballaggi e allo stesso tempo è auspicabile che si attuino delle politiche adeguate a mantenere competitivo il settore del packaging, affinché si possa investire sempre di più in innovazione, in maniera tale da rendere gli imballaggi più performanti, riutilizzabili o riciclabili.

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