Obbligo di dichiarazione non finanziaria anche alle PMI

Obbligo di dichiarazione non finanziaria anche alle PMI
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 Il 21 aprile 2021 la Commissione europea ha pubblicato un pacchetto di misure in cui si trova la proposta per una direttiva sulla reportistica aziendale per la sostenibilità: la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd) che rivede e rafforza l’attuale direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, che mira ad estendere i soggetti economici obbligati a redigere la dichiarazione non finanziaria. Dal 2026, infatti, la DNF sarà obbligatoria anche per le PMI -rappresentanti il 99% delle aziende dell’Unione europea- e dovrà essere in formato digitale.  

Cos’è la dichiarazione non finanziaria e quali informazioni deve contenere

La dichiarazione non finanziaria e il bilancio di sostenibilità evidenziano le best practice che le aziende mettono in atto ai fini di una crescita sostenibile. I punti minimi da trattare sono cinque:

  1. Impatto ambientale: consumi di risorse energetiche e idriche, distinguendo quelle prodotte da fonti rinnovabili e non, emissioni di gas serra e inquinanti, con indicazione specifica di quelle di anidride carbonica (CO2).
  2. Impatto sociale: impatto attuale e futuro in termini di rischio sanitario (e non solo) sulla salute e sicurezza degli individui della società. Iniziative di sviluppo sociale e culturale dei territori in cui opera l’azienda.
  3. Tutela dei lavoratori: iniziative adottate per contrastare il caporalato e lo sfruttamento minorile nel lavoro; migliorare l’ambiente lavorativo garantendo l’inclusione e la parità di genere.
  4. Tutela dei diritti umani: elenco di tutte le azioni messe in atto al fine contrastare qualsiasi tipo di violazione dei diritti umani o discriminazione.
  5. Contrasto alla corruzione: elenco di tutti gli strumenti impiegati per combattere la corruzione attiva (che esponenti aziendali potrebbero mettere in atto) e quella passiva (di cui l’azienda potrebbe essere vittima).

Tutte le informazioni incluse dovranno assolutamente rispettare gli standard riconosciuti a livello internazionale, primo fra tutti il GRI (Global Reporting Initiative).

Chi è obbligato a fare la DNF?

La Direttiva 254/14/UE (2014) ed il D. LGS 254/2016 che l’ha recepita in Italia, prevede l’obbligo solo per i soggetti di interesse pubblico con più di 500 dipendenti e che hanno superato specifici limiti di dimensione (totale dello stato patrimoniale: 20 milioni di euro e totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 40 milioni di euro).  L’obbligo alla sola categoria ha fortemente limitato la diffusione della direttiva in Italia, se si pensa che le DNF del territorio italiane monitorate da Consob nel 2020 erano solo 204.

Data la crescente rilevanza dei rischi connessi alla sostenibilità e dato il fatto che le PMI quotate comprendono un’ampia fetta di tutte le aziende quotate nell’Unione, al fine di garantire la protezione degli investitori, è quindi opportuno estendere l’obbligo anche alle:

  • società quotate con meno di 500 dipendenti, comprendendo anche le SMEs (piccole e medie imprese) i cui titoli sono trattati su mercati regolamentari europei;
  • società di grandi dimensioni, anche se non quotate.

Per ottenere una maggiore chiarezza sulla modalità di presentazione e i requisiti richiesti di rendicontazione per le aziende, la Commissione punta sulla Tassonomia grazie alla quale mira a superare la notevole confusione di sistemi di reporting. 

Per chi non è obbligatoria la DNF?

  • Le microimprese: attualmente e in futuro, queste rimarranno totalmente escluse dall’obbligo di rendicontazione.
  • Le SMEs non quotate: queste imprese possono redigere volontariamente delle informative strutturate in materia di sostenibilità sulla base di standard coerenti con le loro caratteristiche.

La Corporate Social Responsability e l’estensione della DNF

Alla base della volontà di estensione della rendicontazione non finanziaria anche alle piccole e medie imprese, c’è la crescente consapevolezza che il raggiungimento del successo nei mercati internazionali non si esaurisce mediante il raggiungimento di buone performance in termini di profitto, ma anche assolvendo impegni di natura sociale.

Questa è ciò che viene definita Corporate Social Responsibility: ossia l’insieme delle azioni messe in atto con lo scopo di affrontare in prima linea le problematiche di impatto etico e sociale e incorporarle negli obiettivi di business. 

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