Come la crisi energetica impatta sulla fornitura di carta e cartone

Come la crisi energetica impatta sulla fornitura di carta e cartone
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Come la crisi energetica impatta sulla fornitura di carta e cartone. Gli aumenti dei costi dovuti alla guerra tra Russia e Ucraina complicano una situazione già resa difficile dagli anni della pandemia. Assocarta, a tal proposito, rivela come sempre più stabilimenti si stiano fermando a causa della mancata copertura dei costi del gas. Una situazione che rischia di intaccare anche il mondo dell’editoria e degli imballaggi.

 

Nuovo anno di produzione a rischio?

L’80% dell’industria cartaria ha fermato o rallentato la propria attività a causa dell’aumento vertiginoso dei costi del gas. Assocarta denuncia un mancato rinnovamento dei contratti da parte dei fornitori per il nuovo anno termico a partire dal 1° ottobre, e a rischio ci sarebbe anche la tenuta dei servizi di raccolta differenziata.

Una situazione che non fa che peggiorare a causa del conflitto in Ucraina, e che ha messo a dura prova le catene di approvvigionamento di materie prime e risorse in ogni settore anche negli ultimi due anni di pandemia. Ora tutto il settore produttivo italiano (e non solo) fatica ad andare avanti a causa degli incrementi dei prezzi dovuti all’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, che gravano ulteriormente sull’industria. L’unione di questi fattori rende ancora più complicata l’importazione e l’esportazione di materie prime e di energia, rallentando sempre di più la produzione. Pensiamo solo ai costi da sostenere per gli imprenditori che poi, irrimediabilmente, si riversano
sul consumatore finale.

Secondo Assocarta, il problema blocca non solo l’intera filiera della produzione del packaging, ma anche la produzione di carte igieniche sanitarie, carte medicali, ma anche carte grafiche per l’editoria e l’informazione.

 

S.O.S Materie prime

Perché mancano le materie prime? Basti pensare che per la carta e il cartone all’interno del processo produttivo, vengono impiegati sia l’amido del grano, che quello delle patate e di altri alimenti; queste risorse, infatti, venivano importate per essere utilizzate per produrre carta da imballaggio.
La Russia e l’Ucraina sono, per l’appunto, produttori di grano e amidi; di conseguenza, il reperimento delle materie prime risulta sempre più difficoltoso, con il conseguente dilatamento dei tempi di consegna rispetto agli ordini ricevuti. A causa di questo rallentamento delle esportazioni, è normale anche che l’utilizzo di packaging e carte da imballaggio siano inferiori, producendo un danno notevole alle aziende. Ma non solo, la guerra mette in crisi anche l’intero processo di circolarità legato al riciclo di carta e cartone ondulato. Questo significa che subentra anche la paura del ritorno della produzione del packaging in plastica, indietreggiando nell’evoluzione di packaging sostenibili e facilmente riutilizzabili.

 

I dati

Non si tratta quindi di una crisi della domanda, ma di una difficoltà da parte delle aziende di gestire l’aumento repentino dei costi delle materie prime e dell’energia.
Secondo i dati Assocarta, i prezzi delle materie prime hanno subito i primi rincari sulle cellulose dalla fine del 2020, pari al 60% (fibra lunga) e 70% (fibra corta), e un aumento del 15% nel consumo di carta da riciclare nella prima metà del 2021. A influire sul rincaro delle materie prime anche altri fattori,
compresi i problemi di logistica legati ai trasporti sia su gomma (con costi in aumento a fronte di una capacità diminuita), sia via mare con le compagnie marittime che non riescono a soddisfare le pressanti richieste del mercato.
I prezzi del gas sono passati dai 20/30 euro/Mwh del primo semestre 2021 ai 100/120 euro/Mwh di marzo 2022. In una sola parola, quadruplicati. Da considerare, infatti, che il costo dell’energia ha un peso sul prodotto finito di circa il 20%, motivo per il quale la cartiera deve trovare il modo di scaricare a valle la spesa aggiuntiva, aumentando il prezzo per chi compra. La conseguenza più negativa? La chiusura, proprio come è successo nella prima metà di marzo.
In tutto questo, i costi sono aumentati in maniera talmente rapida che i produttori non sono riusciti ad avere il tempo o la capacità di assorbirli, con il rischio di non riuscire più a produrre o di farlo in perdita. La pausa estiva ha aiutato le imprese ad ammortizzare l’impennata dei prezzi, ma ora non tutti riescono a ripartire, un problema che riguarda circa l’80% dell’industria cartaria.

 

La speranza è che la Commissione Europea si impegni a fermare la spirale dei prezzi, ad esempio mediante un price cap a livello europeo, insieme al rinnovo del credito d’imposta per il quarto trimestre. Tuttavia, servirebbe anche la cosiddetta electricity release, già prevista da uno dei decreti ‘aiuti’, che darebbe al GSE (gestore Servizi Energetici) la possibilità di immettere sul mercato quantità di energia rinnovabile a prezzi ragionevoli che, da una parte aiuterebbe ad abbassare i costi, e dall’altra aiuterebbe i processi di decarbonizzazione.

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